La carriera agonistica e la parabola umana di Carmine Caiazzo sembrano collimare sin dall'inizio, intrecciandosi in modo indissolubile da quell'imprecisato giorno del lontano 1967 in cui vede la luce il club di Judo" "Jikoro Kano" grazie all'impegno e la passione di papà Alfredo, pioniere delle arti marziali in Italia e punto di riferimento per il centro-sud per la miriade di atleti che verranno rapiti dal Taekwondo e dalla sua cultura.
"Mio padre è stato una delle persone più importanti della mia della mia vita - taglia subito corto Caiazzo, ponendo l'accento sull'importanza rivestita dalla palestra creata proprio da Alfredo Caiazzo e ispirata allo storico fondatore del Judo. Lì, infatti, sia il judo che il karate cominciano a muovere i primi passi, sotto l’egida di Luciano Poluzzi e Vincenzo Bellini.
Da Gennaio 1972 inizia l’avventura del Taekwondo con l'istruttore Giorgio de Maio e il direttore Tecnico Master Park Young Ghil. Il club "Kano" conosce una trasformazione diventando“Centro Taekwondo Terracina" e contribuendo a far esplodere la passione per questo sport misterioso ed affascinante, nato e radicatosi nella lontana Corea.""Fondando il quinto centro in Italia papà è riuscito ad allargare il bacino di praticanti da Roma in giù, vuoi per il punto strategico occupato dalla nostra città vuoi per la fame di arti marziali dell'intero centro sud" - sottolinea con orgoglio il pluricampione terracinese.
A 7 anni l'approccio con il judo, a 16 la conquista del primo titolo italiano a Roma al "PalaEur", due anni più tardi il primo riconoscimento internazionale, l'oro nei combattimenti medio massimi vinto a Oslo. Una vita da precoce, un cerchio aperto in tenera età e lungi dall'essere chiuso.
"Fin da bambino assistevo ai corsi di judo, karate e taekwondo nella palestra di famiglia, venendo rapito dalla magia di questi sport di combattimento, che viaggiavano di pari passo con l'impegno universitario nella facoltà di architettura "Federico II"di Napoli" - prosegue un ammaliato e coinvolto Carmine Caiazzo, primo campione del mondo italiano ad Atene nel 1987 grazie anche all'imprescindibile contributo del coach ed allenatore Dwin Bos (gran master di rango e attuale direttore tecnico della FITAE-ITF) e dell’amico Claudio Barbaro, allora segretario generale dell’Eps Fiamma.
La gioventù divisa tra gli studi notturni e il resto della giornata trascorso in palestra come istruttore per pagarsi gli studi universitari, sottoponendosi ad estenuanti allenamenti insieme ad i suoi migliori atleti, mentre la cavalcata sportiva non conosce soste. Carmine brucia le tappe accaparrandosi ori e argenti, salendo alla ribalta delle cronache nazionali e internazionali nella disciplina della sua vita. "Il taekwondo ha contribuito a forgiare il mio carattere, regalandomi fama ed emozioni".
Un concentrato speciale per un atleta che ha rivoluzionato l'essenza di questo sport, sprigionando energie interiori e ridefinendo il ruolo di fuoriclasse.
"Per me il campione non è quello che dà il massimo, ma quello che si avvicina al massimo" - ribadisce con enfasi il maestro VIII dan in procinto di conquistare il nono. Massima cult ripetuta in modo incessante ai suoi numerosi allievi, formati e plasmati a sua immagine e somiglianza nel corso di decenni fruttati decine di cinture nere.
"Con la palestra Massimo Caiazzo, dedicata alla memoria del mio defunto fratello, abbiamo creato una piccola oasi per chiunque volesse cimentarsi con le arti marziali, allevando e svezzando campioni del calibro di Pasquale Palmieri capaci - nel corso degli anni - di mettere in bacheca innumerevoli titoli ”" - continua l'architetto e maestro Caiazzo, tecnico federale da ormai quaranta anni.
Attualmente presidente della federazione FITAE-ITF - traghettata, grazie al ruolo da responsabile nazionale ASI per le arti marziali all'interno proprio del suddetto ente di promozione sportiva, tecnico federale e master della federazione Italiana italiana e finanche "Cavaliere dello Sport", onorificenza acquisita a Genova lo scorso 25 Novembre e conferitagli da Silvestro De Montis".
Esplosivo e dinamico sul parquet, riflessivo e conciliante negli ambiti politico-istituzionali. La doppia anima di Carmine Caiazzo parte dal lontano, da quei giorni passati ad ammirare gli allenamenti degli atleti all'interno della palestra di papà Alfredo in modo silenzioso e con galoppante spirito emulativo.
La diffusione e valorizzazione del taekwondo in giro per il mondo prima come atleta e poi come allenatore del team azzurro, dall'Etiopia a alle Americhe, passando per l'est europeo il lontano oriente. Il protocollo d'intesa siglato con la FITA nel 2015, la convenzione con la Federazione ufficiale di Kick Boxing (FIKBMS) e i numerosi tornei organizzati - tra cui spicca l'ormai tradizionale "Anxur Battle", kermesse di carattere Internazionale che avrà luogo quest’anno il 29 Aprile a Terracina al "Palacarucci" - , come cartina di tornasole del Carmine Caiazzo dirigente e uomo, maestro - ancor prima che di arti marziali - di vita.
"Il consiglio che mi sento di dare ai giovani appassionati della nostra disciplina? Quello di non mollare mai e di praticare sport in maniera sana e pulita. Il taekwondo - prosegue - aiuta a formare il carattere e sviluppa gli elementi psicomotori del nostro corpo, indipendentemente dal sesso o dalla fascia d'eta chi di lo pratica. Più che uno sport - conclude - le arti marziali sono uno stile di vita, da cui ho ricevuto molto, forse tutto".
E il cerchio, a 56 anni anni, sembra ancora non essersi chiuso. Il "seme" che diede alla luce il campione Carmine Caiazzo, in una sorta di ciclicità mistica rimanda a quei radiosi giorni che anticiparono la contestazione giovanile del 68' e "fotografano" l'immagine sfocata di un bambino con lo sguardo rapito dall'arte sportiva che lo accompagnerà lungo il virtuoso e immaginifico percorso di uomo, atleta e maestro. Il cerchio della vita, il cerchio infinito di Carmine Caiazzo.