Simone Oliva, classe ’93, Terracinese DOC trapiantato a Napoli per esigenza. Basterebbe leggere il suo curriculum sportivo per comprendere la portata delle sue imprese. “Ho cominciato ad appassionarmi al Taekwondo quasi per gioco. All’inizio – come del resto tutti i miei amici – amavo il calcio, almeno fino all'incontro con Michele Diana. Mi convinse lui a cimentarmi in questo meraviglioso sport. Poi - quasi per uno scherzo del destino – , lui si dedicò al calcio ottenendo brillanti risultati in Spagna con il Cadice e io feci lo stesso nelle mie discipline".
Pluricampione italiano di Taekwondo e kickboxing, vanta nel proprio palmarès anche tre campionati europei e, in ordine temporale, un terzo posto colto ai mondiali mondiali iberici. “I miei successi viaggiano di pari passo con l’impegno e l’abnegazione che metto in ogni singolo allenamento - prosegue il giovane atleta - . "La mia famiglia e il coach Gianluca Amatosono il motore delle mie imprese, la linfa vitale da cui prendo energie mentali e fisiche. Sono la mia vita”.
La “Crew Fighters” “batte” bandiera napoletana, ma vanta un cuore terracinese. Oltre a Simone Oliva, infatti, anche Elio Cicci compone il team partenopeo. “Per me è un onore – rincarca Oliva – rappresentare la mia città in Europa e nel mondo. A Napoli ho fatto il salto di qualità, crescendo sotto ogni aspetto, e conquistando preziosi titoli sia in campo nazionale che internazionale. Ogni volta che disputo le gare, il mio obiettivo è vincere. Non solo per accrescere la fama personale. E neanche per questioni meramente economiche. Ma per ascoltare l’inno di Mameli, che mi regala brividi indescrivibili”.
Alternando le Forme Terzi Dan ai combattimenti riservati alle categorie meno 70 Kg. Allenandosi sei giorni a settimana, tra una doppia seduta e l’altra. Tra un libro per l’esame che verrà e l’adrenalina mai sopita in vista del prossimo combattimento. “Cosa rappresentano per me le gare? Tutto. Il mio motto personale “Make the difference”, credo rappresenti la mia religione laica”.
La differenza a volte è anche questione di centimetri. Di scelte e di rinunce. “I sacrifici pagano sempre. In molti match con avversari di spessore internazionale, il confine tra la vittoria e la sconfitta è davvero labile. Sfumature e dettagli decidono la contesa, “cancellando”o premiando la dura fase di preparazione precedente alla gara”.
Il futuro è adesso, tra gare e sogni nascosti nel cassetto. Il domani sempre in palestra, continuando a battagliare titoli ed a insegnare valori alle giovani leve. Il Taekwondo come filosofia di vita, essenza dello spirito. “A fine carriera vorrei insegnare ai ragazzi tutti i segreti e le tecniche di questa disciplina. Il massimo sarebbe trasferire ai piccoli atleti le “regole” basilari di combattimento ed educazione sportiva”.