logo
Categoria: Calcio a 11
pillole-di-calcio-romantico-il-matthias-e-il-terracina-calcio

Pillole di calcio romantico: il "Matthias" e il Terracina calcio

IL "BONAVENTURA MATTHIAS" TRA MITO E LEGGENDA

Incastonato tra il Monte di Giove e la spiaggia di Levante, il “Bonaventura Matthias” per circa un trentennio ha legato indissolubilmente il proprio nome a quello del Terracina calcio. Teatro di partite epiche e record, ricordi ed emozioni indelebili. Casa dei tigrotti rimpianta ed evocata. Chiesa sacra di quella religione laica chiamata Terracina calcio.

Le lunghe traversie del calcio in Italia, non risparmiano neppure la città tirrenica. Solo nel 1925 il calcio prende piede – seppur in forma dilettantistica - a Terracina, dove nasce - in memoria dell’aviatore terracinese caduto nel primo conflitto mondiale – la “Di Biagio Terracinese”. Il primo impianto dove la squadra locale disputa le proprie sfide interne è lo “Stadio del Molo”. Tra semplici amichevoli estive e le primissime sfide dei pioneristici campionati nazionali, la Di Biagio avvicina sempre di più i tifosi al calcio.

Dopo la seconda guerra mondiale, con un Paese sommerso dalla macerie morali e materiali, la parola d’ordine è ricostruzione. Distrutto anche il vecchio stadio, il Terracina si accasa in via momentanea allo “Stadio della Mazzatora”, situato nella “Riserva del buon governo”. Ma il trasloco forzato durerà solo una manciata di anni.

Le dure condizioni di vita dell’epoca gravano sulla popolazione locale, in particolar modo sulla comunità dei pescatori, la più omogenea e grande etnia presente all’ombra di pisco montano. Giunti a Terracina sin dai primi anni dell’Unità d’Italia dal Regno delle due Sicilie e successivamente da Portici, il loro apporto non si limiterà all’aspetto meramente sociale e numerico, ma raggiungerà tutti i settori della vita quotidiana, dalla religione allo sport.

E proprio a due passi dal porto sorgerà il nuovo impianto calcistico cittadino: il “Bonaventura Matthias”, che assume il nome del primo presidente della squadra biancoceleste. Qui nasce il mito del
Terracina, sotto l’egida dell’indimenticato “Sor Mario Colavolpe” e del “mecenate” Bibi Carucci”. Sono i ruggenti anni del calcio confezionato per il popolo, vicino alla gente.

In breve il nuovo stadio diventa un catino inespugnabile, un muro invalicabile per qualsiasi avversario. I biancocelesti raggiungono il campionato di Promozione, inanellando una serie infinita di risultati utili consecutivi tra le mura amiche. Il connubio tra la squadra e la comunità terracinese assume toni mistici. E il “Matthias” resta il fattore decisivo di questo legame privilegiato.

Il profumo dell’erba e del fango racchiudevano l’essenza di una partita vissuta a stretto contatto con i protagonisti. Una recinzione, poi il prato verde. E le sue passioni, gioie, frustrazioni. Solo nelle partitelle del giovedi, gli spettatori potevano raggiungere le mille unità.

Nonostante tutto, il Terracina galleggia tra la gloria della promozione e anonimi campionati di metà classifica. Almeno sino al 21 aprile 1980, quando in un “Matthias” stracolmo i tigrotti travolgono il Cynthia e si regalano la Serie D. In un tripudio di bandiere ed entusiasmo. Ma tutto viene cancellato – tra lo stupore e lo sconcerto generale – dall'abbattimento nello stesso anno dello stadio terracinese. Spazzato via da “inderogabili esigenze di regolazione per la realizzazione di un complesso edilizio”. Consegnato alla storia, relegato al passato.

Con un comunicato stringato si pone fine alla gloriosa storia del “Bonaventura Matthias". In un amen, l’alone di magia che da sempre aveva circondato l’impianto sorto in prossimità del porto e nel cuore pulsante della città sparisce. La storia del Terracina proseguirà. Ma non sarà più la stessa. L’esilio al “Paganini di Borgo Hermada” e la creazione del nuovo “Mario Colavolpe” saranno anch'essi accompagnati da successi e delusioni. Ma non riusciranno mai a creare quell'empatia e quel legame unico tra i colori biancocelesti e i propri tifosi. Sic transit gloria mundi.

Top