Dopo un inizio sprint, a cui ha fatto seguito un periodo - seppur breve - di crisi per mancanza di risultati, lo Sporting Terracina sta cercando di ritornare sulla strada giusta aggrappandosi ai suoi uomini chiave. Una delle certezze del sodalizio guidato da Massimo Caringi è sicuramente Marco Parisella, pivot fondano e capocannoniere della squadra con 9 reti in 8 gare giocate, a cui è dedicato l'angolo dello Sporting Terracina di questa settimana.
- Sei sempre stato un giocatore di calcio a 11, quando e perché hai deciso di passare al futsal?
Tutto è cominciato, quasi per gioco, quattro anni fa. Dopo una vita - 14 anni per l'esattezza - passata nell'A.S. Sperlonga, società di calcio a 11, il mio amico Fabrizio Parisella e il mister Fabio Padula, con i quali mi divertivo l'estate a giocare in alcuni tornei amatoriali, mi hanno convinto a provare l'esperienza del calcio a 5. Con loro ho giocato e vinto il mio primo campionato di futsal con la Vis Fondi, e da lì non ho più abbandonato questo sport.
- Nel calcio a 11 difensore, nel calcio a 5 pivot. Quanto è difficile cambiare ruolo e disciplina sportiva?
Sicuramente il processo di adattamento non è stato facilissimo, specialmente a livello tattico. In questo ha ovviamente influito anche il cambio del ruolo. Passare dall'altra parte del campo è stato un po' problematico, ma se sono riuscito ad impormi in questo sport lo devo soprattutto a mister Padula, che con i suoi consigli mi ha fatto capire meglio il funzionamento degli schemi e del gioco in generale.
- Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a giocare nello Sporting Terracina?
Tre anni fa, mister Padula passò dalla Vis Fondi alla società terracinese. Conoscendo benissimo lui, insieme a qualche altro giocatore dello Sporting, ho deciso di provare questa nuova esperienza. E a distanza di tre anni, posso dire di aver fatto una grandissima scelta.
- Dove può arrivare lo Sporting quest'anno?
Per molti di noi è il primo anno in serie C, dunque la salvezza diretta è il nostro obiettivo dichiarato. Ma è giusto che una squadra come la nostra non si ponga limiti, dando uno sguardo anche alla Coppa Lazio, che per ora abbiamo soltanto sfiorato, fermandoci due anni fa in finale e lo scorso anno in semifinale.
- Sei anche il coordinatore del settore giovanile dello Sporting Terracina. Cosa cerchi di trasmettere ai più giovani?
Per rispondere a questa domanda avrei bisogno di un'altra intervista. Tutto è iniziato quasi per caso, ma con il passare del tempo mi sono sentito sempre più coinvolto da questo progetto. Una bellissima esperienza e per questo devo ringraziare il Presidente Massimo Caringi, che mi ha dato la possibilità di allenare questi splendidi ragazzi. Anche se, più che un allenatore, mi sento un educatore. Cerco di preparare al meglio i ragazzi anche a situazioni che vanno al di fuori del rettangolo di gioco.