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L'intervista - Sbaraglia, la quiete dopo la tempesta. "Il nostro un miracolo sportivo, ragazzi e staff tecnico unici"

Chiudere il girone d'andata con appena sei punti messi in cascina sembrava la sentenza sull'intera stagione della sua Hermada. Ed invece, mattoncino dopo mattoncino, l'Under 19 di Alfredo Sbaraglia ha eretto un muro invalicabile, sia per gli avversari che per le avversità che si sono presentate dagli albori dell'annata.

E alla fine, tra lo stupore degli addetti ai lavori e l'orgoglio di un borgo, la terza storica salvezza consecutiva nel campionato elite è diventa realtà con la vittoria interna nel play out contro lo Sporting Roma. 

 - Mister Sbaraglia, sbagliamo a parlare di miracolo sportivo della sua squadra? 
Assolutamente no. Abbiamo superato l'avvio stentato unendo le forze e tornando a galla con un girone di ritorno da urlo, riuscendo nell'impresa di raggiungere il play out e giocarlo addrittura davanti la nostra gente. Se non è un miracolo sportivo questo...

- Abnegazione, attività sul campo, fiducia della società. Tutte componenti essenziali nel raggiungimento dell'obiettivo finale. 

Unitamente al grande lavoro di squadra svolto con costanza dal mio staff tecnico, con Matteo Olleia e Simone Feudi in prima linea accanto ai ragazzi. Il nostro segreto ha riguardato anche l'aspetto mentale, nel solco di quello che da anni fa il mio amico Pino Rocci, divenuto una colonna portante del Monte San Biagio grazie alla sua metodologia di lavoro applicata alla "psicologia".

- Titoli regionali e provinciali vinti in serie tra Lazio e Campania, un'esperienza ventennale nel calcio giovanile e la passione immutata di un ragazzo alle prime armi. Qual è, invece, il segreto di Sbaraglia? 

Lavorare in simbiosi con l'ambiente, sotto traccia e con lo spirito dell'esordiente. 

- Il futuro tra i "grandi" del calcio è solo rimandato o credi di restare a "insegnare" calcio nel settore giovanile.

Per adesso non ho nulla di programmato. All'Hermada mi sono trovato bene e non escludo in futuro un approdo in una prima squadra, anche se prima di tutto voglio pianificare le prossime mosse con la società e valutare i progetti in cantiere per i prossimi anni. 

- Insomma, possiamo dire che "è successo per davvero", a discapito delle criticità emerse e del generale scetticismo iniziale. Una salvezza che vale quanto un titolo vinto.

Ho vinto tanto nella mia carriera, ma la permanenza nella categoria elite di questa stagione è il mio fiore all'occhiello. E, proprio per questo, mi preme ringraziare oltre ai miei più stretti collaboratori, i dirigenti Gaetano Iannarilli e Gianluca Soccoccia, l'intero organigramma societario e il fisioterapista Giovanni Fresia.E per ultimi, ma non per importanza, il nostro primo tifoso Luciano De Filippis e il presidente Marcuzzi, sempre vicino nonostante le vicissitudini che lo hanno coinvolto.
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